A Grenoble, nel cuore della regione Rodano-Alpi, la montagna è onnipresente: una città viva e accogliente, una vera e propria metropoli alpina che vive in perpetuo slancio verso le cime dei massicci circostanti. Polo d'attrazione europeo e centro tecnologico all'avanguardia, Grenoble ha saputo conservare le vestigia di due millenni di storia, conciliandole con la modernità.
La città ha oltre 2000 anni di storia. In epoca gallo-romana il borgo gallico era noto con il nome di Cularo, in seguito ribattezzato Gratianopolis. La sua importanza crebbe durante l'XI secolo, quando i conti d'Albon scelsero la città come capitale della loro provincia, il Delfinato. Questo status, consolidatosi in seguito all'annessione alla Francia, le permise di sviluppare la propria economia: Grenoble divenne quindi una città parlamentare e militare, alla frontiera con la Savoia. I suoi abitanti, chiamati grenoblois in lingua francese, si sono distinti in svariate vicende che hanno coinvolto la Francia, dalle Grandi Guerre d'Italia, alla Rivoluzione francese, fino alla seconda guerra mondiale. La città è stato anche teatro di svariati progressi in ambito sociale e scientifico. Grazie allo sviluppo industriale, iniziato nel XVIII secolo con la rinomata industria guantaria, accentuatosi nella seconda parte del XIX secolo con la "scoperta" dell'energia idroelettrica, Grenoble ha visto a poco a poco aumentare la propria importanza, con una crescita particolarmente accentuata durante il boom economico francese degli anni 1945-1975, periodo detto comunemente i Trenta gloriosi (les Trente Glorieuses): i giochi olimpici invernali del 1968 sono diventati il simbolo cittadino di questo periodo di grande trasformazione urbana e sociale. Proseguendo ancora oggi sulla via dello sviluppo, Grenoble si configura come un grande centro scientifico europeo.
Il comune di Grenoble si sviluppa in una piana al centro di tre massicci: il massiccio del Vercors a sud-ovest, quello della Chartreuse a nord e la catena di Belledonne ad est; approssimativamente si trova al centro della parte francese delle Alpi. Questa prossimità con le montagne fece dire allo scrittore francese Stendhal: «All'estremità di ogni via, una montagna».
Benché si trovi attualmente alla confluenza dei fiumi Isère e Drac, la città in origine fu costruita a livello dei contrafforti della Bastiglia, su di un leggero tumulo presente sulla riva sinistra dell'Isère, nel punto più facilmente sormontabile ed edificabile e che allo stesso tempo permettesse di accogliere un ponte prima della confluenza tra i due corsi d'acqua: l'Isère aveva scavato il proprio letto battendo contro lo sperone meridionale del Monte Rachais per poi proseguire il suo corso verso ovest perdendosi in numerosi meandri. Allo stesso modo, i villaggi dei dintorni cittadini furono costruiti al riparo delle inondazioni, sui pendii dei tre massicci. È solo con la canalizzazione degli alvei fluviali che la città di Grenoble poté espandersi verso il resto della pianura.
Circa il 25% degli abitanti (che si chiamano Grenoblois) sono di origine italiana (in particolar modo siciliani e pugliesi). Nel 1931 gli italiani a Grenoble erano circa 12000 – il 15% circa della popolazione e quasi i 2/3 degli immigrati – di cui circa 2500 provenienti da Corato, in provincia di Bari, e circa 800 da Sommatino, un piccolo borgo rurale e minerario in provincia di Caltanissetta.
La città è sede di uno dei grandi centri di studi superiori di Francia (oltre 60 mila studenti), soprattutto nell'ambito scientifico. Vi si trova un importante polo di ricerca fisica comprendente lo European synchrotron radiation facility (ESRF) (dove lavora mio padre),l'Institut Laue-Langevin (ILL) e una delle sedi dello European Molecular Biology Laboratory (EMBL). Le industrie high tech partecipano anche alla rinomanza della città: Grenoble è il secondo centro scientifico francese (con ventimila scienziati) ed il maggior polo europeo nell'ambito delle nanotecnologie. Tra le altre discipline studiate si distingue per originalità una riguardante la produzione e la stampa della carta, facoltà che non si trova in nessun'altra parte della Francia.
La città ha oltre 2000 anni di storia. In epoca gallo-romana il borgo gallico era noto con il nome di Cularo, in seguito ribattezzato Gratianopolis. La sua importanza crebbe durante l'XI secolo, quando i conti d'Albon scelsero la città come capitale della loro provincia, il Delfinato. Questo status, consolidatosi in seguito all'annessione alla Francia, le permise di sviluppare la propria economia: Grenoble divenne quindi una città parlamentare e militare, alla frontiera con la Savoia. I suoi abitanti, chiamati grenoblois in lingua francese, si sono distinti in svariate vicende che hanno coinvolto la Francia, dalle Grandi Guerre d'Italia, alla Rivoluzione francese, fino alla seconda guerra mondiale. La città è stato anche teatro di svariati progressi in ambito sociale e scientifico. Grazie allo sviluppo industriale, iniziato nel XVIII secolo con la rinomata industria guantaria, accentuatosi nella seconda parte del XIX secolo con la "scoperta" dell'energia idroelettrica, Grenoble ha visto a poco a poco aumentare la propria importanza, con una crescita particolarmente accentuata durante il boom economico francese degli anni 1945-1975, periodo detto comunemente i Trenta gloriosi (les Trente Glorieuses): i giochi olimpici invernali del 1968 sono diventati il simbolo cittadino di questo periodo di grande trasformazione urbana e sociale. Proseguendo ancora oggi sulla via dello sviluppo, Grenoble si configura come un grande centro scientifico europeo.
Il comune di Grenoble si sviluppa in una piana al centro di tre massicci: il massiccio del Vercors a sud-ovest, quello della Chartreuse a nord e la catena di Belledonne ad est; approssimativamente si trova al centro della parte francese delle Alpi. Questa prossimità con le montagne fece dire allo scrittore francese Stendhal: «All'estremità di ogni via, una montagna».
Benché si trovi attualmente alla confluenza dei fiumi Isère e Drac, la città in origine fu costruita a livello dei contrafforti della Bastiglia, su di un leggero tumulo presente sulla riva sinistra dell'Isère, nel punto più facilmente sormontabile ed edificabile e che allo stesso tempo permettesse di accogliere un ponte prima della confluenza tra i due corsi d'acqua: l'Isère aveva scavato il proprio letto battendo contro lo sperone meridionale del Monte Rachais per poi proseguire il suo corso verso ovest perdendosi in numerosi meandri. Allo stesso modo, i villaggi dei dintorni cittadini furono costruiti al riparo delle inondazioni, sui pendii dei tre massicci. È solo con la canalizzazione degli alvei fluviali che la città di Grenoble poté espandersi verso il resto della pianura.
Circa il 25% degli abitanti (che si chiamano Grenoblois) sono di origine italiana (in particolar modo siciliani e pugliesi). Nel 1931 gli italiani a Grenoble erano circa 12000 – il 15% circa della popolazione e quasi i 2/3 degli immigrati – di cui circa 2500 provenienti da Corato, in provincia di Bari, e circa 800 da Sommatino, un piccolo borgo rurale e minerario in provincia di Caltanissetta.
La città è sede di uno dei grandi centri di studi superiori di Francia (oltre 60 mila studenti), soprattutto nell'ambito scientifico. Vi si trova un importante polo di ricerca fisica comprendente lo European synchrotron radiation facility (ESRF) (dove lavora mio padre),l'Institut Laue-Langevin (ILL) e una delle sedi dello European Molecular Biology Laboratory (EMBL). Le industrie high tech partecipano anche alla rinomanza della città: Grenoble è il secondo centro scientifico francese (con ventimila scienziati) ed il maggior polo europeo nell'ambito delle nanotecnologie. Tra le altre discipline studiate si distingue per originalità una riguardante la produzione e la stampa della carta, facoltà che non si trova in nessun'altra parte della Francia.
Sorpassando le informazioni generali relative a questa città, crediamo che questo sia uno dei post più intensi e più sentiti del nostro blog...almeno fino ad ora.
Grenoble è la città in cui sono cresciuta, da quando avevo 2 anni trascorro tra i 30 e i 40 giorni in questo luogo pieno di risorse, di persone splendide, di genuinità, di gentilezza, di opportunità. Risiedo in un residence nei pressi di Meylan, il Tempologis ( http://www.residences-tempologis.com/fr/residence/1/grenoble-meylan ); un residence molto accogliente, immerso nel verde, nella tranquillità, con appartamenti ben arredati. I simboli più importanti di questa città sono certamente La funivia, inaugurata il 29 settembre 1934 che unisce il centro della città e Bastiglia da dove si gode del miglior panorama su Grenoble. La periferica, di per sé tra le principali attrazioni turistiche, è stata la prima nel suo genere realizzata al centro di una grande città europea.
Grenoble è la città in cui sono cresciuta, da quando avevo 2 anni trascorro tra i 30 e i 40 giorni in questo luogo pieno di risorse, di persone splendide, di genuinità, di gentilezza, di opportunità. Risiedo in un residence nei pressi di Meylan, il Tempologis ( http://www.residences-tempologis.com/fr/residence/1/grenoble-meylan ); un residence molto accogliente, immerso nel verde, nella tranquillità, con appartamenti ben arredati. I simboli più importanti di questa città sono certamente La funivia, inaugurata il 29 settembre 1934 che unisce il centro della città e Bastiglia da dove si gode del miglior panorama su Grenoble. La periferica, di per sé tra le principali attrazioni turistiche, è stata la prima nel suo genere realizzata al centro di una grande città europea.
La festa della liberazione
Grenoble e i suoi magnifici dintorni...
Vizille
Vizille è un comune francese di 7.780 abitanti situato nel dipartimento dell'Isère della regione del Rodano-Alpi. La località è conosciuta per il suo castello eretto agli inizi del Seicento, elegante costruzione con interni finemente arredati e impreziositi da arazzi e quadri di varie epoche (fra cui anche una tela attribuita a Pietro da Cortona).
Vizille è la casa del Musée de la Révolution Française, un deposito ricco di materiali da archivio e rari dedicati alla Rivoluzione francese. Il castello è il più grande nel Delfinato. Si estende per cento ettari di verde, tra fiumiciattoli, canali, grandi viali alberati; il castello è circondato da un muro di sette chilometri di circonferenza. In questo spazio interamente gratuito e perfettamente tenuto è possibile rilassarsi sotto i grandi alberi secolari, fare una passeggiata in tutta tranquillità godendo dello splendido paesaggio, osservare i cerbiatti e dare da mangiare a cigni e anatre. Una volta varcata la soglia del portale d'ingresso sembra di ritornare indietro ai tempi di Luigi XIV.
Vizille è la casa del Musée de la Révolution Française, un deposito ricco di materiali da archivio e rari dedicati alla Rivoluzione francese. Il castello è il più grande nel Delfinato. Si estende per cento ettari di verde, tra fiumiciattoli, canali, grandi viali alberati; il castello è circondato da un muro di sette chilometri di circonferenza. In questo spazio interamente gratuito e perfettamente tenuto è possibile rilassarsi sotto i grandi alberi secolari, fare una passeggiata in tutta tranquillità godendo dello splendido paesaggio, osservare i cerbiatti e dare da mangiare a cigni e anatre. Una volta varcata la soglia del portale d'ingresso sembra di ritornare indietro ai tempi di Luigi XIV.
Il monastero dei padri della grande Chartreuse
Il monastero della Grande Chartreuse è la casa madre dell'ordine dei Certosini. Si trova nelle Alpi francesi, nel comune di Saint-Pierre-de-Chartreuse (dipartimento dell'Isère), circa 30 Km a nord di Grenoble. È situato a circa 1190 metri di altitudine, ai piedi del Grand Som, quarta cima per altezza del massiccio della Chartreuse. Come primo insediamento dell'ordine, esso è il prototipo dello spazio monastico certosino, anche se a partire dal XIII secolo l'ordine si è adattato anche a siti urbani, di pianura o persino in riva al mare. In conformità alla regola certosina, il monastero non è visitabile; tuttavia è stato allestito un museo più a valle, nella vicina località di Correrie, che comprende anche una ricostruzione delle celle dei monaci.
Alle origini la comunità si sostentava con l'allevamento ovino e la coltivazione di legumi e cereali poveri. A lungo i monaci furono riluttanti ad accettare doni dall'esterno. A partire dal XII secolo, lo sfruttamento diretto o indiretto di miniere di ferro, in particolare al col de Bovinant, permise ai certosini di sviluppare un'attività metallurgica che durò fino alla rivoluzione e provocò qualche contrasto con il duca d'Entremont che voleva impadronirsi delle miniere. A partire dal XIX secolo il successo del liquore prodotto nel monastero assicurò alla comunità, e poi all'intero ordine, ricavi rilevanti.
Questa oasi di pace e serenità è accessibile solo a piedi (30 minuti) dal parcheggio della Correrie. Si ricorda, comunque, che si possono ammirare solo i paesaggi circostanti e le facciate esterne degli edifici, poiché il monastero, interamente consacrato al silenzio e alla preghiera, non è aperto al pubblico.
Un posto magnifico a tal punto da aver suscitato interessi cinematografici.: "ll grande silenzio", un documentario di Philip Gröning.
Risultato di metri e metri di pellicola girati dal regista durante i suoi quattro mesi di permanenza presso il monastero della Grande Chartreuse. Il grande silenzio è un'opera trasversale nel panorama del cinema contemporaneo occidentale. Si tratta di uno dei pochi casi in cui l'occhio del regista e quello dello spettatore registrano le stesse sensazioni, hanno gli stessi dubbi, cercano le stesse vie di fuga; non è semplice rimanere seduti per quasi tre ore ad ascoltare il silenzio, e per di più al buio, eppure l'attenzione cede al fascino dell'immagine e si lascia condurre lungo i corridoi del monastero a seguire la quotidianità dei padri. Quello di Gröning non è però uno sguardo invasivo e nulla ha a che vedere con la dimensione voyeuristica che di recente ha stravolto i palinsesti televisivi dei cinque continenti. Un film fisico che ridefinisce i concetti di spazio e tempo, tramutando la visione in un'esperienza non solo emotiva, ma anche percettiva. Bellissima la fotografia naturale, curata dallo stesso regista.
Alle origini la comunità si sostentava con l'allevamento ovino e la coltivazione di legumi e cereali poveri. A lungo i monaci furono riluttanti ad accettare doni dall'esterno. A partire dal XII secolo, lo sfruttamento diretto o indiretto di miniere di ferro, in particolare al col de Bovinant, permise ai certosini di sviluppare un'attività metallurgica che durò fino alla rivoluzione e provocò qualche contrasto con il duca d'Entremont che voleva impadronirsi delle miniere. A partire dal XIX secolo il successo del liquore prodotto nel monastero assicurò alla comunità, e poi all'intero ordine, ricavi rilevanti.
Questa oasi di pace e serenità è accessibile solo a piedi (30 minuti) dal parcheggio della Correrie. Si ricorda, comunque, che si possono ammirare solo i paesaggi circostanti e le facciate esterne degli edifici, poiché il monastero, interamente consacrato al silenzio e alla preghiera, non è aperto al pubblico.
Un posto magnifico a tal punto da aver suscitato interessi cinematografici.: "ll grande silenzio", un documentario di Philip Gröning.
Risultato di metri e metri di pellicola girati dal regista durante i suoi quattro mesi di permanenza presso il monastero della Grande Chartreuse. Il grande silenzio è un'opera trasversale nel panorama del cinema contemporaneo occidentale. Si tratta di uno dei pochi casi in cui l'occhio del regista e quello dello spettatore registrano le stesse sensazioni, hanno gli stessi dubbi, cercano le stesse vie di fuga; non è semplice rimanere seduti per quasi tre ore ad ascoltare il silenzio, e per di più al buio, eppure l'attenzione cede al fascino dell'immagine e si lascia condurre lungo i corridoi del monastero a seguire la quotidianità dei padri. Quello di Gröning non è però uno sguardo invasivo e nulla ha a che vedere con la dimensione voyeuristica che di recente ha stravolto i palinsesti televisivi dei cinque continenti. Un film fisico che ridefinisce i concetti di spazio e tempo, tramutando la visione in un'esperienza non solo emotiva, ma anche percettiva. Bellissima la fotografia naturale, curata dallo stesso regista.